
Non solo sanzioni e repressione, ma anche opportunità di fare vera prevenzione. Questa l’esigenza emersa nell’ultima edizione dell’HSE Symposium – evento di rilevanza nazionale sui temi della salute e della sicurezza sul lavoro tenutosi a Napoli ad ottobre 2021 – ben rappresentata dalla proposta che Luigi d’Oriano, Presidente di Ebilav – Ente Bilaterale Nazionale, sostenitore dell’evento, ha presentato alle istituzioni presenti, ossia l’istituzione di un credito d’imposta per i costi relativi alla prevenzione ed alla sicurezza, permettendo così alle aziende italiane di investire in prevenzione. La proposta, ad oggi, è stata accolta con molto entusiasmo dai nostri Legislatori e sarà inserita nelle prossime norme programmatiche di carattere economico finanziario.
Fin dalla sua presentazione, l’idea normativa ha riscosso approvazione da parte di tutti i presenti all’evento ed è stata inoltrata su tutti i tavoli istituzionali anche dalla Confederazione Generale Europea Datoriale “Federdat” e dall’Associazione Europea per la Prevenzione, esplicitando la necessità di consentire alle imprese di recuperare risorse da investire nella prevenzione già nel breve termine, con il condiviso obiettivo di ridurre, da subito, il numero di incidenti sul lavoro.
La proposta consiste in un credito di imposta pari al 50% dei costi effettivamente sostenuti (pagati nell’anno solare) dalle imprese per migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori è il contenuto effettivo della proposta.
In occasione dell’HSE Symposium fu sottolineata l’importanza della sinergia tra istituzioni, mondo accademico, società civile, lavoratori e imprese per poter finalmente sviluppare nel nostro Paese una vera “cultura della sicurezza”. Questo sviluppo non può che passare, necessariamente, attraverso le concrete e condivise proposte legislative da sottoporre al Legislatore, affinché la modifica che tutti auspichiamo sia effettiva e coinvolga pienamente la collettività.
“Appare evidente che un paese sviluppato come l’Italia, che conta poco più di 20.000.000 di lavoratori attivi – spiega Vincenzo Fuccillo, presidente dell’Associazione Europea per la Prevenzione – non possa più sostenere oltre 50.000 malattie professionali e oltre 500.000 infortuni annuali, di cui oltre 1000 mortali e quasi 13 milioni di giornate di inabilità temporanea assoluta. È necessario che il paese investa in sicurezza e permetta alle sue aziende di fare altrettanto. Ogni anno 55.000 cittadini riportano una menomazione che, per oltre 100 persone, si tradurrà in una inabilità definitiva al lavoro. Non è solo una questione morale, il problema è anche socio-economico: il “paese” Italia sopporta un costo di circa 45 miliardi di euro legati alla mancata sicurezza (dati EU-OSHA e Inail).
I soli investimenti in repressione, con l’aumento delle sanzioni e del numero di ispettori, non possono risolvere il problema che invece va affrontato attraverso i suoi tre aspetti fondamentali: prevenzione, investimento e repressione. Come ben espresso dal presidente d’Oriano, per stimolare l’investimento in prevenzione, per le aziende italiane è necessario istituire un sistema di credito di imposta che possa aiutarle a trovare risorse da investire in prevenzione. Si genererebbe un circolo virtuoso che ridurrebbe il numero e la gravità degli incidenti (vantaggio sociale) e contestualmente ridurrebbe i costi della mancata sicurezza, generando in breve termine un surplus economico per il paese.
Per ogni euro investito, ci sarebbe un beneficio medio di 2 euro (fonte: ISSA (International Social Security Association)) per le imprese che avranno aderito al credito d’imposta (aumento del PIL e dei posti di lavoro) ed un risparmio dello stesso ordine di grandezza per il sistema paese (minor costo sanitario per gli infortuni, minor costo sanitario per le malattie professionali, aumento del PIL e del relativo gettito fiscale, etc.).
Appare dunque evidente che tale tipologia di investimento in prevenzione permetterà un notevole risparmio economico, con effetti benefici sul bilancio dello Stato, con la riduzione dei costi diretti legati agli infortuni ed alle malattie professionali (costi sanitari, costi previdenziali, indennizzi Inail, etc.) ma anche una riduzione dei costi indiretti, a carico dello Stato, legati alla minore occupazione di posti letto negli ospedali, al minor numero di procedimenti giudiziari penali e civili con conseguente minor carico nelle aule di tribunale, nonché un efficientamento dei sistemi assicurativi e previdenziali (Inail e Inps). Come ulteriore conseguenza positiva, sia gli organismi di vigilanza che gli enti preposti potranno dedicare le maggiori risorse liberate alla prevenzione, generando un ulteriore miglioramento complessivo” conclude il presidente di Assoprevenzione.